sabato, 3 febbraio 2007

Proprietà intellettuale e software proprietario

Prendete quanto segue come una breve riflessione filosofica tra il serio e il faceto. Vi assicuro che non ho fumato nulla; si tratta solo di sfogare una certa esuberanza celebrale. Ogni tanto mi succede e devo mettermi a scrivere quanto mi frulla in testa. Va bene dai: capita di rado quindi sopportate...

Non faccio parte del mondo giuridico, quindi non sarei nemmeno in grado di approfondire più di tanto un discorso così complesso e sempre dibattuto nel mondo intero.

Da che mondo è mondo è sempre stato spontaneo per l'uomo riconoscere un valore per una prestazione. Io faccio qualcosa, costruisco qualcosa, ti aiuto in qualcosa, e questo mio impegno voglio che sia riconosciuto in qualche modo.
Esiste il baratto con il quale si scambiano oggetti o servizi diversi in quantità tali da rendere equo lo scambio.
Esiste la più recente banca del tempo grazie alla quale professionisti delle più svariate formazioni mettono a disposizione ore di prestazioni nelle proprie professioni che vengono poi scambiate con altre ore a seconda dei bisogni. Per esempio un elettricista fornisce una propria ora in cambio di una di un idraulico, ma anche più ore in cambio di una lezione di matematica per il figlio, eccetera. E tutto questo senza movimenti di denaro.
Esistono i brevetti con i quali una persona che ritiene di avere avuto un'idea di successo può proteggerla in modo che nessuno possa copiarla e quindi poterne trarre beneficio a sue spese.

A questo punto ci possiamo chiedere: perché è normale che una persona o un'azienda può brevettare un sistema rivoluzionario di, poniamo, spazzolino per i denti, mentre una ditta come Microsoft viene osteggiata perché brevetta Windows, oppure l'icona del cestino sul suo desktop?
Che differenza c'è, se c'è, fra le due cose?

Personalmente ritengo che la sostanziale differenza stia nel valore aggiunto finale. Mi spiego.
La ditta che brevetta lo spazzolino da denti crea un oggetto che verrà direttamente usato dall'utente finale il quale ne trarrà immediatamente beneficio. Nel nostro esempio si tratta di una migliore manutenzione della propria dentatura con tutti i vantaggi del caso.
La ditta che produce software invece crea uno strumento intermedio che serve all'utente finale per creare a sua volta il risultato definitivo del suo lavoro. Un software è paragonabile ad altri strumenti dell'artigiano come il martello o la sega: non servono a niente essi stessi in quanto tali, ma sono indispensabili per poter ottenere il risultato voluto. Facciamo alcuni esempi con il software:

Gimp, Adobe Photoshop: utilissimi per ritoccare, migliorare immagini, e anche per creare nuove composizioni. Questi software non danno niente direttamente, ma grazie ad essi posso rielaborare immagini grezze a seconda dei miei bisogni e gusti.

Sony Vegas, Cinelerra: servono alle elaborazioni di video. Ancora una volta non forniscono niente direttamente, ma grazie ad essi posso importare filmati grezzi e ottenere i risultati che voglio.

Windows, Linux, Gnome, KDE: permettono di far funzionare i nostri computer e permettono all'uomo di interagire con essi. Senza di essi sarebbe piuttosto difficile ottenere qualcosa di utile da queste nostre beneamate scatole elettroniche, ma tutti noi lavoriamo e produciamo al computer grazie ad essi, e non otteniamo niente direttamente da essi.

Faccio altri esempi tipo spazzolino da denti per far capire la differenza:

Macchina del caffè: la compro e la uso ottenendo direttamente da essa il risultato desiderato. Da una macchina per il caffè mi aspetto di ottenere il caffè, e non certo di usarla per impastare la pizza.

Automobile: la compro e me ne vado in giro. Con l'automobile mi aspetto di essere indipendente nei miei spostamenti ed è proprio quello che faccio: per lavoro o per diletto io guido l'auto e mi sposto. Niente di più e niente di meno.

Forse è per questo motivo che c'è tanta contrarietà contro le aziende del software come Microsoft o Apple che brevettano di tutto. In fin dei conti ci forniscono degli strumenti per creare e ottenere qualcosa d'altro; sono strumenti intermedi, utili, ma che devo ancora usare io con un certo sforzo e impegno per ottenere infine ciò che ho bisogno. E allora perché devo pagare per qualcosa che non mi dà immediatamente ciò che voglio? Perché devo stare attento a non violare licenze o brevetti, magari limitando la mia creatività? Perché qualcuno deve guadagnare speculando sugli attrezzi che poi devo ancora far fatica ad imparare ad usare?

La risposta a tutto questo è il mondo del software free e open source. Se vuoi dare soldi per sostenere i vari progetti sei libero di farlo, ma è sempre una tua scelta. Nessuno ti obbliga a pagare un centesimo per nessuno dei software disponibili. Qui hai ampia scelta sempre allo stesso prezzo: zero. Qui puoi addirittura annunciarti per contribuire personalmente a migliorare gli attrezzi informatici che poi tutti avranno a disposizione. Qui ci si aiuta, si discute, si decide, e tutto in una comunità globale che il più delle volte riesce anche ad evitare le animosità pur essendoci sempre numerose idee diverse.

Non so se sono riuscito ad esprimere in modo sufficientemente chiario la mia piccola riflessione filosofica, ma sono convinto che se il mondo free open source è nato così spontaneamente, significa che si sentiva la sua mancanza. Se il mondo fosse felice e contento con Microsoft, Apple, ecc., allora perché ci si dovrebbe dannare l'anima a reinventare la ruota, a faticare su hardware chiuso cercando di carpirne il funzionamento per creare driver liberi, ecc.?

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